La Malattia del Maestro

Capitolo dal libro “Per sempre con il Maestro, vol. 1” del Dott. Harbhajan Singh

Il lavoro a Dehra Dun

Mentre il lavoro procedeva a Manav Kendra a Dehra Dun, il Maestro sottolineava a tutti i fratelli e sorelle la vera importanza del servizio disinteressato con devozione nel dolce ricordo del Maestro. I luoghi sacri così costruiti, servono da faro per la generazione futura affinché segua i passi del Maestro.

Quelli che lavorano con buoni pensieri, buoni fatti e azioni lasciano una rimarchevole impronta nella Missione del Maestro. Molto lavoro è stato portato a termine nel minor tempo possibile grazie a centinaia di fratelli e sorelle che hanno lavorato lì.

Il suo intento era di creare un luogo comune affinché tutte le persone si potessero riunire. Ora ci sono il Sarovar, la biblioteca per lo studio comparativo di tutte le religioni, l’ospedale per i bisognosi e per i malati, la casa di riposo per anziani e poveri, la scuola, la cucina comune, un bellissimo palco all’aperto per il Satsang e un grande serbatoio per l’acqua potabile, collegati tra di loro da strade.

Il Maestro aveva dolori in tutto il corpo

Da vari anni il Maestro aveva dolori in tutto il corpo. Ogni tanto usava medicine omeopatiche per curare i dolori, ma pian piano i dolori aumentavano. Il Maestro soffriva anche di tosse, raffreddore e di un leggero ingrossamento della prostata.

Il Maestro ha spiegato la ragione dei Suoi dolori

I dottori hanno prescritto varie medicine, ma il Maestro non è mai migliorato. Il Maestro mi ha chiesto di cercare una buona medicina, ma prima di scegliere la medicina, chiesi al Maestro: “Soffri di reumatismi?” Disse: “No” — “Soffri di un dolore muscolare o di un dolore localizzato?” … “No” — “Ti senti meglio dopo aver riposato?” … “No” Disse: “Dopo il riposo mi sento ancora più irrequieto e il dolore è forte.”

Ho chiesto: “Maestro, è vero che la Forza del Maestro durante il riposo si materializza e si manifesta in mille forme e realizza il Suo lavoro interiore ed esteriore, un lavoro che nessun altro può fare?”

Il Maestro rispose che Lui deve andare ovunque un discepolo fa qualcosa di sbagliato e che deve sopportare le conseguenze.

(Nota: nel 1963, negli Stati Uniti chiesero al Maestro: “Ci sarà una Terza Guerra Mondiale?” Il Maestro rispose: “Il Padre non può vedere morire i propri figli.”)

Dissi: “Un Tuo discepolo che medita Ti vede lavorare per tutti gli esseri umani. Attraverso il mondo vai dissipando le nuvole nere dell’odio e della collera. Questo discepolo Ti ha visto varie volte al suo interno in un’atmosfera come di fumo e di fuoco.”

Il Maestro replicò: “È vero. Il Maestro deve portare tutto questo sulle proprie spalle.” Il Maestro mi disse inoltre: “Tu conosci la mia malattia e puoi cercare una medicina.”

Col Maestro a Dehra Dun nel 1971

Ho consultato alcuni medici e ho trattato il Maestro con una cura di dieci iniezioni che ho somministrato a giorni alterni.

Svolgevo i miei impegni nel mio ospedale fino alle 12.00, poi prendevo il treno da Amritsar per Ambala e da Ambala per Saharanpur. Poi prendevo un taxi e dopo nove o dieci ore arrivavo dal Maestro per fargli l’iniezione. Questa è stata la mia regolare routine fino alla nona iniezione.

Quel giorno c’erano a Dehra Dun molti fratelli e sorelle dell’ovest e il Maestro era impegnato in una conversazione da cuore a cuore con loro. Il Maestro mi ha chiamato lì ed ha detto amorevolmente a tutti i fratelli e sorelle: “Ehi, guardate questo dottore pazzo che non si fida degli altri dottori e viaggia per circa 1000 km per farmi un’iniezione. Bene, ascolta, non tornare più per l’iniezione!” Mi sono inchinato ed ho detto: “Bene, Maestro, non tornerò più per questo motivo.”

Ma due giorni dopo sono arrivato alle 23.30 perché il treno era in ritardo. Il Maestro era ancora occupato nel rispondere alle lettere. Mi ha guardato e mi ha chiesto: “Sei venuto anche questa sera?” Io ho risposto: “Maestro, non per l’iniezione” Il Maestro disse: “Allora perché?” Io ho risposto: “Sono venuto a vedere se hai fatto l’iniezione o no.” Il Maestro guardandomi negli occhi con l’attenzione piena di grazia disse: “A causa di molto lavoro l’ho dimenticata.”

Gli ho fatto l’iniezione ed ho chiesto di poter partire, ma il Maestro ha detto: “Questa sera non ti lascerò partire.” Ho risposto: “Maestro, devo rientrare perché domani mattina in ospedale ho un caso complicato.”

La via verso Saharanpur attraversa la foresta. Il Maestro disse al tassista, “Lui è mio figlio che amo molto. Accompagnalo fino allo scompartimento del treno e ritorna a dirmi se il treno è partito in orario. Ti pagherò per l’andata e il ritorno.”

Baba Jaimal Singh ha parlato della malattia del Maestro

Mentre stavo ad Amritsar, Baba Jaimal Singh è apparso a mia moglie all’interno e le ha detto: “A Dehra Dun il tuo Maestro è molto malato, vai a Delhi.”

Con mia moglie e Ranbir Singh di Chandigarh mi sono precipitato a Delhi ed ho trovato il Maestro in uno stato veramente critico. L’addome era pieno di acqua. Ho chiesto: “Maestro, come ti senti?” Il Maestro guardando mia moglie chiese: “Chi hai incontrato all’interno e cosa ti ha detto?” Lei disse che aveva incontrato Baba Jaimal Singh e Baba Sawan Singh. Baba Jaimal Singh aveva detto: “Sant Kirpal Singh sta prendendo medicine omeopatiche con le quali non guarirà. Ha bisogno di una nuova cura.” Il Maestro chiese: “Hazur Baba Sawan Singh ha parlato?” Lei rispose: “No, non ha detto niente.” Il Maestro disse: “Sì, è vero.”

Sono venuto a sapere tramite Tai Ji (La signora Hardevi) che nonostante i numerosi suggerimenti non prendeva nessuna medicina. Ne ho chiesto il motivo e Tai Ji disse che il Maestro insisteva per lasciare il corpo. Preferiva andarsene più che rimanere perché a Manav Kendra era accaduto qualcosa di contrario all’insegnamento.

Il Maestro decise di lasciare il corpo

Chiesi al Maestro di prendere la medicina, ma respingendo la mia richiesta disse: “Non la prenderei anche se fosse Dio a chiedermelo.”

Nel sentire queste parole la mia condizione diventò come quella di un paziente che soffre di una malattia incurabile. Vedendo la mia condizione, il Maestro disse: “Solo domani dopo le otto del mattino la prenderò e non prima.”

(Nota: Il Maestro aveva deciso di lasciare il corpo. La decisione era in sospeso fino alle otto del mattino.)

Gli esami eseguiti

Tutti gli esami inerenti la malattia sono stati eseguiti e i medici confermarono la diagnosi di ingrossamento della prostata. Una volta mentre faceva un’endovenosa, il medico non riuscì a trovare la vena giusta. Allora dissi al dottore: “La vena è visibile per me, posso farla io?” Il Maestro disse subito al dottore, “Sì, anche lui è un dottore, lasciagliela fare.”

Ho fatto l’iniezione ed ho tolto l’ago, mentre il Maestro mi chiedeva: “Quanto tempo ci vorrà per fare l’iniezione?” Risposi: “Maestro, è già stata fatta.” Prendendo la mia mano con amore, il Maestro disse: “Cominceremo con un ospedale per occhi dove noi potremo operare entrambi, sia l’occhio esterno che quello interno.”

La decisione per l’intervento

Proprio lo stesso giorno il Maestro chiese che alla sera si facesse una riunione con tutti. Molti parenti, membri della famiglia del Maestro e alcuni discepoli si riunirono per l’incontro al Sawan Ashram a Delhi. Il Maestro disse: “Questa malattia è un dono vostro, non viene da me. Ora decidete ciò che volete.”

(Nota: il Maestro sopporta le reazioni dovute alle cattive azioni che il discepolo fa dopo l’iniziazione e ne risente nel corpo fisico.)

I dottori dissero che c’erano due metodi per curare la malattia: la prima consisteva nell’iniettare alcune medicine direttamente nella prostata ingrossata, il che permette alla parte ingrossata di sgonfiarsi. Benché fosse il metodo più facile e più rapido c’era però il rischio dell’infezione perché il tasso di successo, secondo gli specialisti, non superava il 60–70%. Il secondo metodo, quello tradizionale, era l’intervento. Così tutti dissero: “Maestro, siamo favorevoli all’intervento, non all’altro trattamento.” Il Maestro replicò: “Anche il mio Maestro soffriva di questa malattia, ma lui non è sopravvissuto. Sì, potete anche provare.”

(Nota: Il Maestro è mandato nel mondo da Dio. Lascia il corpo fisico secondo la propria volontà.)

Il Maestro aggiunse: “Coloro che sono favorevoli all’intervento alzino la mano.” All’infuori di me, tutti alzarono la mano in favore dell’operazione.

Il Maestro mi chiese: “Perché non hai alzato la mano?” Inoltre aggiunse: “Chi gli chiede se non è favorevole all’operazione?” Tai Ji disse: “Anche lui fa parte del Sangat” e il Maestro chiese la mia opinione.

Siamo tutti come i calzolai

Dissi: “Maestro, ho una domanda.” Il Maestro disse: “Sì, dimmi.” Chiesi: “Maestro, quando fai un lavoro importante, lo fai per conto tuo o aspetti anche il suggerimento o il permesso del tuo Maestro?” Il Maestro con molto amore replicò: “Per ogni argomento il Maestro mi dà il suo suggerimento.” Allora dissi: “Sei tu che devi dare a noi il suggerimento, non noi a te! Secondo me non siamo altro che calzolai. Noi ti vediamo solo sul piano fisico.” Inoltre aggiunsi: “Maestro, tu dai la tua opinione e noi tutti dobbiamo essere d’accordo e seguirla.”

Poi domandai: “Vogliamo, prima dell’intervento, che tu ci dia la garanzia.” Il Maestro chiuse gli occhi per un momento, poi li riaprì e disse: “Non preoccupatevi starò perfettamente bene.”

L’intervento nell’ospedale del dottor Mahajan

Il Maestro venne ricoverato nell’ospedale del dott. Mahajan a Delhi per l’intervento. Il tempo era proprio caldo. Il dottore incominciò il trattamento con i farmaci per liberare la vescica piena.

L’incontro del dottore e la sua equipe

Dopo il ricovero il primario ebbe un incontro con la sua equipe per seguire il caso. Nella discussione uno dei membri dell’equipe che non conosceva la competenza del Maestro disse: “Un Santo che vive sugli altri è venuto in ospedale e la sua vescica è piena.”

Immediatamente il Maestro mi chiamò e disse: “Tu puoi fare tutto quello che si fa prima dell’intervento?” Dissi: “Maestro, con la tua grazia è possibile.” Il Maestro uscì subito dalla camera e tornammo tutti all’Ashram.

Cominciai il trattamento. In tre ore tutta la vescica si svuotò e il Maestro disse che ormai si sentiva meglio e che per l’intervento avrebbe deciso più tardi.

Cosa accadde in ospedale

Quando il Maestro lasciò l’ospedale, molti pazienti furono scontenti del trattamento del dottore e alcuni lasciarono l’ospedale ed andarono in un altro.

Il giorno dopo il dottore venne all’Ashram e chiese perdono. “Siamo troppo ignoranti per capirti”, disse, “quando sei uscito si è creata una strana atmosfera, eravamo tutti a disagio. Abbi pietà e torna per il trattamento.” Il Maestro accettò con gioia e tornò in ospedale. Egli ordinò persino di mandare lì un grande condizionatore per il benessere dei pazienti.

Il 29 giugno 1971, il giorno dell’intervento, Tai Ji e molti altri membri erano presenti. Tai Ji insisteva: “Maestro, adesso stai per affrontare l’intervento e devi stare meglio, altrimenti racconteremo ovunque che tutto è falso.” Il Maestro replicò: “Non essere confusa, tutto andrà bene.”

Prima e durante l’intervento

Il medico fece al Maestro le iniezioni per anestetizzarlo, ma queste non fecero effetto. Il Maestro chiese: “Perché non fate l’operazione?” Il medico rispose: “È possibile solo dopo l’effetto dell’anestesia.” Il Maestro disse: “Chi è cosciente non può essere reso incosciente.”

Il Maestro chiuse gli occhi e gli disse: “Bene, fai quello che vuoi fare.” L’intervento fu un successo.

La condizione del Maestro peggiorò dopo l’intervento

Quando il Maestro venne riportato in camera, la sua pressione arteriosa calò così tanto che il medico cominciò a fargli molte iniezioni, ma non servirono. Ogni tanto si pensava che il Maestro avrebbe presto lasciato il corpo. Tai Ji che era seduta accanto, disse: “Maestro, perché ci sottoponi a queste prove quando nessuno è in grado di sopportarle?”

Tai Ji mi mandò un messaggio. Stavo nella stanza accanto e arrivai subito. Il Maestro alzando entrambe le mani sopra di sé riferì che Guru Gobind Singh gli aveva detto: “Torna presto in buona salute! I tuoi figli che lavorano a Manav Kendra ti ricordano e aspettano il tuo ritorno.”

(Nota: Anche durante l’operazione l’attenzione del Maestro era con i suoi figli che eseguivano il servizio disinteressato a Manav Kendra.)

Il Maestro si ritirò dalla coscienza fisica e il medico interpretò a torto questo come un serio problema.

Il primo discorso del Maestro dopo il suo ritorno all’Ashram

Il Maestro disse: “Se voi pensate che io sia malato, dovete subito correggere questo pensiero. Non sono malato, solo il corpo è stato messo alla prova e questa prova è quasi finita.” Il Maestro disse anche: “Non appena terminarono l’intervento, aprii i miei occhi.”

Il medico di turno era meravigliato nel vedere come un uomo potesse riprendere i sensi sotto l’effetto di un’anestesia così forte. Disse: “Ho visto la Tua grandezza sul tavolo operatorio. Da adesso in poi verrò da Te come devoto.”

L’invito del dottor Mahajan all’Ashram

Il dottor Mahajan e due infermieri che avevano assistito il Maestro durante il suo ricovero furono invitati all’Ashram. Un migliaio di discepoli si radunò per accoglierli. Il Maestro seduto all’aperto davanti alla veranda con il dottor Mahajan fece un breve e amorevole discorso e lo ringraziò per il suo aiuto. Il Maestro fece alcuni regali al dottor Mahajan e alle due infermiere.

Darshan Singh, primogenito del Maestro, sollevando la mano del dottor Mahajan con la sua e guardando il Sangat ringraziò il dottore per aver dato la vita al Maestro.

Stavo in piedi accanto al Maestro e volevo sapere cosa lui avrebbe detto in proposito. Subito il Maestro disse: “Il dottore non ha salvato la mia vita, ma il mio Hazur mi ha dato la vita.”

Il Maestro prese un’infezione in ospedale

Dopo l’intervento si crearono seri problemi per la minzione. In ospedale il Maestro venne infettato da batteri resistenti a tutte le medicine.

Il medico prescrisse alcune medicine che non erano reperibili in India ma che potevano arrivare durante la notte dagli USA. Dopo qualche giorno diventarono resistenti anche a questa medicina. Il dottore prescrisse un’altra medicina che poteva arrivare al più presto da Londra. Dopo qualche giorno diventarono ancora resistenti. L’esame delle urine veniva regolarmente eseguito, ma l’infezione era costante.

Il suggerimento del Maestro

Questo problema preoccupò tutti i discepoli e tutti erano infelici. Il Maestro appena tornato nell’Ashram, cominciò a occuparsi di alcune persone e si affaticò molto. Tutto questo ebbe un cattivo effetto sulla sua salute.

Il Maestro disse: “La medicina è per la gente del mondo e non c’è medicina per me. Questo nessuno lo può capire.” Alla fine chiesi al Maestro: “Mi rivolgo alla Tua grande saggezza per avere un consiglio per uno dei miei cari amici” e il Maestro accettò felicemente di rispondere. Io dissi: “Anche lui soffre della stessa malattia che ti fa soffrire, non può permettersi la medicina. Sarebbe proprio una buona cosa se tu gli consigliassi un rimedio.” Il Maestro rispose: “Lui dovrebbe prendere del tè con limone a stomaco vuoto per circa una settimana e il mio Maestro lo benedirà.”

Andai subito in cucina e preparai il tè con limone. Era di mattina presto e il Maestro era a stomaco vuoto. Quando lo portai al Maestro gli dissi: “Era per Te. Chi mi può essere più caro di Te?” Gli occhi del Maestro si colmarono di lacrime e prese il tè, continuò a berlo per due settimane e guarì completamente.

Il Maestro ci chiese dall’interno di tornare a casa

Siccome eravamo da tempo presso il Maestro, lui ci chiese di ritornare al lavoro. Avevamo lasciato a casa i nostri due figli di 11 e 13 anni. Mio padre e altri parenti che abitavano vicino dissero ai nostri figli di lasciare anche loro la casa e raggiungerci e fecero cattive considerazioni al nostro riguardo. Mio figlio disse a sua sorella: “Siediti in meditazione e chiedi al Maestro di mandare i nostri genitori.” Il Maestro apparve e disse: “Domani alle otto tuo padre e tua madre berranno il tè con voi.”

Seguendo il suo ordine dall’interno ci preparammo e andammo dal Maestro per congedarci. Accettammo di partire con gioia, siccome la salute del Maestro si era normalizzata. Vedendoci il Maestro domandò: “Perché volete partire? Io non vi lascerò andare.” Io risposi: “No, dobbiamo andare.” Il Maestro disse ancora due o tre volte: “Non vi permetterò di andare.” Poi acconsentì e disse: “Poiché sei il dottore di Dio, conosci il mio cuore. È meglio che tu me lo controlli prima di partire.” Mi avvicinai e il Maestro alzando il suo braccio destro mi disse: “Controlla il mio cuore.” Dissi: “Il Tuo cuore è dall’altra parte.” — “Oh, tu sai dov’è il mio cuore?”

Il suo cuore non aveva nessun problema, si trattava di attrazione e di amore.

Mentre controllavo, lui mi sussurrò con molta dolcezza all’orecchio: “I figli sono in pensiero. Dovete andare.” Siccome dovevamo rientrare velocemente ad Amritsar, il Maestro ci mise a disposizione la sua auto e il suo autista e chiese a Darshan Singh di accompagnarci alla stazione. Strada facendo (io e mia moglie) gli dicemmo: “Oggi hai detto una cosa contraria all’insegnamento perché il nascere e morire sta nelle Sue mani. La Forza del Maestro, avendo compassione dei propri figli, prende sulle proprie spalle molti dei loro karma.” Lui comprese la sua ignoranza e disse che in futuro sarebbe stato più cauto e consapevole riguardo a questo tipo di argomento.

Il Maestro soffrì per la reazione ad una medicina

Anche dopo la convalescenza il Maestro ebbe problemi al petto che durarono a lungo. Un medico suggerì una medicina per curare il problema al petto. Questa medicina provocò una grave reazione e il Maestro divenne persino incapace di muoversi dal letto. Il dottore disse che questa reazione sarebbe cessata molto lentamente in alcune settimane.

Tai Ji mandò un messaggio

Tai Ji mi mandò un messaggio: “Il Maestro soffre di una grave reazione ad una medicina, quindi vieni presto.”

Insieme a Inderpal Singh giunsi a Delhi di mattina presto. Viste le condizioni del Maestro tornai nella mia camera veramente preoccupato. Il Maestro mi mandò a chiamare. Mi chiese: “Perché sei così agitato e preoccupato?” Io risposi: “Maestro, non Ti abbiamo mai chiesto niente. Qualunque cosa dai, la dai secondo la Tua volontà. Desideriamo vederti almeno in buone condizioni di salute.”

Il Maestro chiese: “Cos’altro vuoi ancora?” Risposi: “Maestro, vorrei per lo meno che Ti sedessi per parlare con tutti noi.” — “Oh, questo è molto facile, non è un problema.” Il Maestro mi disse: “Metti la tua mano dietro la mia testa e sollevala molto lentamente.” Feci così e subito lui riuscì a sedersi sul letto. “Ok, è questo quello che vuoi?” — “No, Maestro, vorrei che almeno Tu stessi in piedi.” Il Maestro disse: “Metti la mano sulla mia schiena e aiutami ad alzarmi lentamente.” Feci così. “È ciò che vuoi?” — “No, Maestro, voglio che Tu cammini.”

Il Maestro si appoggiò alla mia schiena e pian piano cominciò a camminare e poi ritornò al letto. Il Maestro disse: “Questo ti basta?” Risposi: “No, adesso parla da cuore a cuore.” E Lui lo fece.

Oh, come è stato meraviglioso quel tempo trascorso con Lui!

A Dehra Dun

Nel mese di giugno del 1972 a Manav Kendra il Maestro mi chiese: “Mi puoi accompagnare nel viaggio nell’Ovest?” Accettai volentieri.

Il Maestro chiese: “Quanti soldi guadagni al mese?” Risposi: “Guadagno due mila rupie al mese.” Il Maestro disse: “Se ti prendo con me per sei mesi devo pagarti dodicimila rupie.”

Risposi al Maestro che poteva dare quella somma alla Missione perché il mio scopo non era quello di prendere, ma di dare. Il Maestro mi chiese di andare in viaggio con Lui.

Dopo un po’ di tempo Tai Ji mi chiamò ed io andai. Il Maestro mi chiese tutto a proposito della mia casa e delle mie faccende private e mi consigliò come sistemarle. Inoltre mi disse: “Non appena avrai sistemato le tue questioni private e sarai libero, ti userò per la Missione.”

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