20 novembre 1967 — Sawan Ashram, Delhi (I Discorsi Del Mattino, Capitolo 22)
L’attenersi all’insegnamento del Maestro è proprio come camminare sulla lama del rasoio. Più camminate sul filo del rasoio, più questo taglierà i vostri piedi. Cosa significa questo? Più vi attenete all’insegnamento del Maestro, alle sue parole, più dovete staccarvi dal prestigio e dalla fama, dalla posizione sociale alta o bassa che sia. Dovete solo occuparvi del Maestro. Quello che lui dice è la verità della Bibbia. Questo è ciò che Dio ha detto nel Corano e tutti i Maestri hanno detto la stessa cosa. Dunque, dovete attenervi alle sue parole sia che le persone vi apprezzino o meno. Dovete essere sinceri con Dio in voi e Dio in Lui, senza preoccuparvi di ciò che la gente dice. Cristo ha detto: “Se mi amate, seguite i miei comandamenti”. Seguire i comandamenti del Maestro è difficile. Qualche volta, per un motivo o per un altro, li trasgredite, avete paura di quello che le persone possano dire. Tuttavia attenetevi sempre a cosa dice il Maestro, al Dio in lui, sia che le persone vi rispettino o meno. Dovete prestare fede agli insegnamenti, alle parole e agli ordini del Maestro e non venire meno ad essi a prescindere dal fatto che il mondo vi ammiri o meno.
Quando un uomo si sviluppa interiormente, naturalmente vede che Dio è nel Maestro. Ci fu un discepolo di Nizam-uddin Aulia di nome Khusro che venerava il suo Maestro al di sopra di tutto. Le persone cominciarono a dire: “Ma guarda, un musulmano che venera un uomo, un corpo. Lui non è musulmano”. Khusro rispose: “Non mi preoccupo di cosa il mondo dice di me. Sono devoto al mio Maestro e mi attengo a cosa lui dice”.
Dunque, dobbiamo fare nella nostra vita quello che dice il Maestro. Se lui dice: “Fermatevi” allora fermatevi, questo è tutto. Colui che segue quello che il Maestro dice, ubbidisce alle sue parole, ai suoi ordini, è al primo passo per ottenere la salvezza. Per quelli che semplicemente gli ubbidiscono fisicamente, ma non concretizzano quello che dice, c’è bisogno ancora di tempo. Il fattore tempo è necessario per renderci pienamente liberi. Pertanto la prima cosa difficile sulla via della devozione al Maestro è il doversi attenere a ciò che lui dice, a prescindere dal plauso del mondo. È possibile che lui dica qualcosa che non attira il vostro intelletto, ma qual è il vostro dovere? Quando l’ufficiale sul campo ordina “fuoco”, cosa farà il soldato? Deve sparare. Il Maestro non dirà mai niente di inopportuno. Può essere che al momento non capiate cosa vi dice, ma lui persegue un qualche nobile obiettivo per il vostro progresso. Ecco perché è molto difficile seguire gli ordini del Maestro.
Vi racconto un episodio della mia vita. Avevo ricevuto l’ordine dal mio Maestro di non andare in nessun posto all’infuori del luogo del Satsang. Ero sempre occupato fino a tarda notte nell’assistenza agli ammalati, ai poveri, nel tenere il Satsang, e nell’aiutare chi era in difficoltà. Poi mi fermai completamente. Le persone andarono dal Maestro a chiedere come mai non andavo più a far loro visita. Il Maestro rispondeva: “Non verrà!” Una signora mi avvicinò e mi disse che suo marito stava morendo e mi chiese di andare da lui. Io le risposi: “Cara signora, mi dispiace, ma purtroppo non posso venire. Non posso trasgredire al supremo muro costruito davanti a me dal Maestro.” Così lei se ne andò. Il giorno dopo ritornò e mi riferì le parole del marito: “In nome del Maestro per favore vieni.” Piangendo le dissi: “Il Maestro si prende cura di lui. Mi dispiace, ma non posso disubbidire.” Suo marito morì. Due o tre giorni dopo, il nostro Maestro venne a Lahore. Lo incontrai e anche quella signora si avvicinò e si lamentò col Maestro dicendo: “Guarda Maestro, mio marito lo ha implorato di andare da lui, ma non è andato.” Il Maestro mi guardò e disse: “In questo caso avresti dovuto andare.” Questo significava che dovunque dovessi andare e chiunque dovessi vedere doveva essere in punto di morte, perché io potevo muovermi solo quando un uomo stava morendo, e non prima. Le persone si lamentarono col Maestro: “Lui non viene più per occuparsi dei nostri malati. Non si preoccupa nemmeno quando sono moribondi.” Il Maestro disse loro bruscamente: “Giusto, se qualcuno dei suoi muore, non andate nemmeno voi!”
Vedete le difficoltà che s’incontrano e quanto è difficile attenersi a quello che dice il Maestro. Una volta il mio figlio maggiore (lui è qui) si ammalò e il dottore disse che sarebbe morto fra due o tre giorni. Al terzo giorno, era quasi giunto alla fine. Mi era stato detto che dovevo assisterlo e così chiesi dei giorni di ferie. Fortunatamente o sfortunatamente, coincidevano con un giorno nel quale dovevo andare, dietro ordine del Maestro, a parlare in un posto a circa trenta miglia da Lahore. Pensai, “Dunque, il dottore dice che mio figlio sta per morire e qui c’è l’ordine del Maestro. Cosa devo fare? Bene, spetta al Maestro badare a lui, io non posso prolungare o accorciare la sua vita.” Così partii per il luogo dove dovevo tenere la conferenza, ed era circa mezzogiorno quando terminai. Il posto in cui avevo parlato era vicino a Beas e pensai che mi sarebbe piaciuto vedere il Maestro. Era un giorno molto caldo, ricordo, e vi arrivai alle due del pomeriggio. Quando arrivai il Maestro mi chiamò e io andai a salutarlo. Era sdraiato sul letto e quando entrai si alzò. Per prima cosa disse: “E tuo figlio, come sta?” Io dissi che era molto malato e che il dottore aveva detto che sarebbe mancato nel giro di tre giorni, ma che avevo ricevuto l’ordine dal Maestro di tenere la conferenza. Il Maestro si rattristò e io aggiunsi: “Chi pensa a te perde tutto il suo dolore e la tristezza. Perché tu sei così triste?” Il Maestro disse: “Tu hai buttato il tuo fardello su di me ed io devo prendermene cura.” Così mio figlio non morì ed è ancora vivo. Comprendete come è difficile seguire le parole del Maestro? Una sera la mia bambina morì ed io dovevo andare a tenere un Satsang in un posto lontano. Sono cose ordinarie ma noi dobbiamo ubbidire all’ordine del Maestro. Al mattino presto chiamai Dalip Singh e gli diedi l’incarico di occuparsi del rito funebre in mia assenza. Le altre persone dissero di me: “Cosa sta facendo?” Ma io portai avanti il mio lavoro. Mi capite? Il seguire i comandamenti del Maestro è molto difficile. Noi semplicemente mostriamo esteriormente di ubbidire agli ordini del Maestro ma non ne siamo all’altezza. Anche in sua assenza, gli ordini sono ordini. Il solo ordine è il Guru, è il Maestro. Quelli che prestano obbedienza alle parole del Maestro sono sicuri di essere liberati. Questo è un motivo del perché si dice che la devozione al Maestro è come il camminare sulla lama affilata di un rasoio.
Secondo, il bhakti o la devozione al Maestro non ha bisogno di cerimonie o riti, abitudini o atteggiamenti esteriori. Vivete solo in modo semplice. Il Maestro possiede un tocco molto umano, direi. Lui è un uomo come voi e vive in modo naturale, senza atteggiamenti e gesti plateali, niente del genere. È naturale. Sono due le cose che stanno sulla via della piena devozione al Maestro perché è difficile parlare dell’amore del Maestro. Possiamo versare fiumi di parole, ma quanto siamo lontani dall’attenerci ai suoi comandamenti? Un grammo di pratica è meglio di una tonnellata di teoria. Quelli che ubbidiscono ai suoi comandamenti dimenticheranno di essere sikh, musulmani, indù o cristiani. Non penseranno mai in questo modo. Si considereranno solo devoti del Maestro.
Una volta un discepolo molto legato al Maestro mi ha invitato a recarmi in un posto nella giungla e promisi che sarei andato. Vivevano nei pressi di quel luogo alcune persone che mi erano ostili e dissero che mi avrebbero ucciso se fossi andato là. Quelli che mi volevano accompagnare avevano paura. Dissi loro: “Se venite con me va bene, altrimenti vado da solo. Ho promesso e devo andare!” Quando m’inoltrai nella giungla, le persone che mi erano ostili si fecero avanti. Dissi loro: “Bene amici, venite e indicatemi la strada.” Essi procedettero velocemente davanti a me verso il posto dove dovevo tenere il discorso. Dissi loro: “Ascoltate, non sono né sikh né musulmano né radhasoami e nemmeno cristiano, ma sono un devoto del mio Maestro. Il mio credo è quello del mio Maestro. Voi potete venire o non venire con me.” Tutti cambiarono atteggiamento. L’amorevole discepolo mi stava aspettando piangendo e angosciato per me.
Dunque il bhakti conosce solo la devozione al Maestro. Farete ciò che lui desidera. Un devoto non aspetterà gli ordini dal Maestro, ma ne indovinerà l’intento e lo attuerà, senza che gli sia detto. Ecco perché ci sono difficoltà sulla via della devozione al Maestro. È difficile come camminare sulla lama affilata di un rasoio. Dunque, cos’è la cosa principale? “Se mi amate, seguite i miei comandamenti.” Questo è ciò che Cristo ha detto. Quelli che seguono i comandamenti e non vengono meno ad essi saranno redenti, sicuro e certo. Seguire i comandamenti del Maestro è non venire meno ad essi e non averli solo nel cervello sia che lui sia davanti a voi o che voi siate in sua assenza. Dovete essere semplicemente fedeli alla sua parola. Questo è il Dio in voi, il Maestro in voi.
Pertanto, per questi due motivi, il Guru-bhakti o la devozione al Maestro è difficile. Lui può darvi qualcosa o può togliervi qualcosa. È tutto suo. È come un tesoriere che può mandarvi qualche migliaia di rupie e chiedervi di mandare 2000 rupie al tale o al talaltro. Siete solo un custode. Essere fedele al Maestro è essere fedele alle sue parole, a ciò che dice. Non dovreste venir meno ad esse, sia che le persone vi ammirino o parlino male di voi. Il Maestro non conosce nessun atteggiamento plateale, nessuna recita. Lui vive sempre in modo naturale. Il ricordare le sue parole non è sufficiente, bisogna metterle in pratica. Un grammo di pratica è meglio di tonnellate di teoria. Il cibo che è digerito vi darà forza. Il cibo che non è digerito causerà malattia. Se il Maestro si trova a centinaia di miglia distante da voi, allora dovrete sviluppare la ricettività. Dalla radio e dalla televisione sentite la voce, vedete chi sta parlando. Il Dio-uomo è il Verbo incarnato, egli è ovunque. Semplicemente dovete rivolgere la mente e il cuore nella sua direzione per sviluppare ricettività e poi riceverete l’aiuto. Comunque, l’entrare in contatto fisicamente con lui, non può essere sottovalutato. In questo modo arrivate direttamente al fuoco. Nell’altro modo dovete dirigere la vostra attenzione. Qui dovete fare piccoli sforzi o nessuno per dirigere la vostra attenzione. Vedete lui con i vostri occhi. Comprendete ora come si sviluppa la devozione, come può essere rafforzata, come potete trasformare voi stessi con la devozione? Dunque ora valutate dove siete.
Se il cuore è devoto all’Uno e per amore di questo Uno vi state dedicando al servizio disinteressato, questo non diventerà vincolante, ricordatelo! Se siete devoti solo per la vostra reputazione e fama, per essere apprezzati nel mondo, allora siete legati. Andrete dove siete legati. I Maestri hanno spiegato queste cose a modo loro, e scoprirete che i discorsi e gli scritti di tutti i Maestri parlano delle stesse cose. Ma chi ha messo questo in pratica, comprenderà cosa significa la vera devozione. Per questo scopo dovreste regolarmente dedicarvi agli esercizi spirituali. Dovreste tenere anche il diario e compilarlo regolarmente. Sottolineo sempre: “Mandatemi i vostri diari anche in bianco.” Per quanto tempo li manderete così? Uno, due mesi, poi vi sentirete moralmente obbligati a scrivere qualcosa. Diventerete regolari. Allora dirò: “Molto bene, per favore impiegate più tempo.” Non castigo nessuno, nemmeno quelli che non lo fanno. A loro chiedo solo un’altra volta di fare come ho detto. Dunque questo è l’obiettivo del diario e quanto sia importante tenerlo. Quanti sono quelli che realmente tengono un vero diario? Qualche volta le persone mi portano il loro diario tutto pulito, ma vedo riportata solo una piccola esperienza o nessuna. Gli dico: “Caro amico, il tuo diario va bene, ma avresti dovuto raggiungere il terzo livello!” Il cuore che non è legato da nessuna parte, che non pensa mai alle cose mondane, che non ha segnato nessun errore sotto le diverse voci del diario, sarà puro e Dio dovrà sedere in esso. Lui è già lì, ma si manifesterà.